29 aprile 2008

Il risentimento

Quando sono di turno alla reception dell’hospice mi capita spesso di vedere sull’agenda dei volontari delle annotazioni che avvertono che il paziente della stanza tale non desidera ricevere visite dalla tal persona. Non ci è naturalmente consentito di entrare in giudizio di situazioni e persone che non conosciamo, ma non posso fare a meno di chiedermi se il motivo di un risentimento che non trova il suo limite nemmeno nell’ora estrema della vita, sia serio e drammatico, oppure sia una di quelle situazioni in cui la causa del litigio sia stata dimenticata o non ci si ricordi nemmeno più tanto chi avesse cominciato, ma il rancore sia invece sopravissuto, da un certo punto in poi, alimentato solo da se stesso. Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

Tu che leggi quelle richieste hai molti più elementi di quanti non ne abbia io per interpretare le motivazioni sottostanti. Dasl mio osservatorio esterno avrei invece optato per un gesto d'amore attuato in quella forma dall'ospite per non mettere in imbarazzo quello specifico visitatore. Come se fosse stato il pudore a dettare la frase: "non voglio che quella persona mi veda in questo stato". Ma come ti ho detto sicuramente tu hai molti più elementi di valutazione. Gianpietro

Cristina ha detto...

Si, a volte ci sono anche questi casi. Ma mi riferivo a situazioni in cui sappiamo per certo che ci sono conflitti. Ricordo una situazione, in particolare, dove un padre è rimasto tutto il periodo fuori dalla porta perchè il figlio morente non lo voleva vedere. Qui il motivo doveva essere certamente molto grave. A volte, invece, si tratta di una zia o di una cognata, e allora questo mi fa pensare a questioni più banali come eredità o simili, forse perchè anche nella mia famiglia ci sono state cose analoghe in passato, questioni che di fronte alla malattia e alla morte dovrebbero venire ridimensionate, e invece talvolta persistono. Alla fine però, come ci diciamo sempre, il cuore umano resta sempre un grande mistero insondabile e le nostre considerazioni in fondo non servono a molto.
Cristina