28 maggio 2008

Il discernimento

Quasi ogni giorno facciamo scelte che richiedono il nostro discernimento. Il discernimento è quello che distingue la decisione, che viene presa in modo unilaterale, dalla scelta, che viene invece fatta valutando le conseguenze della nostra azione sugli altri. Una situazione tipica che richiede il discernimento è quella che ci fa chiedere: tacere o parlare? Sul lavoro dobbiamo dire che il collega si occupa di altro tutto il tempo invece di svolgere la sua mansione? All’amica più cara dobbiamo dire che una persona di cui lei si fida la tradisce? Non ci sono regole per queste situazioni: tutto è affidato al nostro discernimento. Il primo servizio che ho fatto per EmmauS mi ha messo subito di fronte ad una di queste domande terribili. La persona presa in carico era gravemente malata e sola. Mi era stato chiesto di affiancare una volontaria, la più esperta di tutte, perché questa andava in ferie. L’assistente sociale aveva contattato invano il figlio che viveva all’estero, informandolo sulla gravità della malattia della madre, e da allora la donna viveva nell’attesa di una telefonata che non arrivò mai. La sua condizione peggiorò in modo irreversibile e lei incominciò a chiedere informazioni sempre più precise sul suo stato di salute. Il non sapere cosa sarebbe stato di lei la metteva in uno stato di ansia terribile, aggravato dalle informazioni tutt’altro che chiare e pronunciate con poca delicatezza dal personale in ospedale. Chi la doveva informare? Forse il medico sarebbe stato la persona più adatta, forse l’assistente sociale, ma nessuno dei due ritenne opportuno farlo. Quando la prima volontaria tornò dalle ferie, disse che qualcuno doveva prepararla a morire. Le parlò a lungo come una sorella, pianse con lei, la consolò e continuò ad assisterla fino alla fine. L’ammalata pianse, la ringraziò per tutto quello che aveva fatto, però poi non parlò più con nessuno. Cristina

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