24 agosto 2008

L'ospitalità

"Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (Lettera agli Ebrei, 13,2). La figlia della mia vicina di casa mi racconta che la madre, novantenne, ha qualche difficoltà ad accettare la convivenza con la signora straniera, che i figli hanno scelto per assisterla, essendo rimasta sola, in una casa diventata troppo grande per lei. L'ospitalità, anche per gli ammalati da cui andiamo per il servizio, è una virtù difficile e generalmente trascurata nel nostro tempo. Nei ricordi della mia infanzia, la chiave di casa veniva sempre lasciata nella serratura esterna della porta; quando si usciva, si girava semplicemente la chiave, senza toglierla. Chiunque passasse di lì, se trovava la porta aperta, poteva entrare per due chiacchiere e una tazza di tè. Oggi, se si va a casa di qualcuno, senza preavviso, si ha sempre la sensazione di essere capitati in un momento poco opportuno: l'ospitalità richiede tempo e di questo, il nostro mondo diventa sempre più avaro. Chi è ammalato, o anziano, torna ad imparare, dopo le prime resistenze, ad accogliere con gratitudine chi viene in visita, e ad apprezzare anche il semplice scambio di due parole. "Ospite" è, inoltre, una parola dai due significati, perché l'ospite è sia chi riceve, sia chi viene accolto; entrambi hanno la possibilità di aprirsi ad una relazione che ha la caratteristica sostanziale della reciprocità. La mia vicina imparerà presto ad apprezzare le cure di questa signora che, a sua volta, potrà sostenere la famiglia lontana, con il suo lavoro: le due donne saranno, l'una per l'altra, una risorsa preziosa, se sapranno trasfigurare il loro bisogno in un dare reciproco. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Ho vissuto anch'io (o per meglio dire mia madre) l'esperienza di, non una, ma diverse "badanti" straniere. Probabilmente gioca un ruolo importante il carattere della persona bisognosa (e sotto questo aspetto credo che mia madre rappresentasse un caso patologico), tuttavia la diffidenza trova, spesso, ampie giustificazioni. Senza arrivare ai non infrequenti casi di sparizione di denaro, occhiali e dentiere (hai letto bene!) l'inserimento di un "estraneo" costituisce un processo delicato e che rischia di comprometterne l'esito anche per banalità (ripicche, fraintendimenti, incomprensioni) che chiunque direbbe "tra persone mature questo non può succedere". La porta aperta o l'intrusione gradita avevano ragion d'essere solo nelle realtà rurali laddove si sapeva tutto di tutti e l'occhio del vicino era il più efficace sistema d'allarme in commercio. Gianpietro