18 agosto 2008

Un cuore attento

Un episodio della bibbia che mi piace molto è quello di Salomone, nel Primo Libro dei Re. A Salomone, eletto re quando era ancora molto giovane, appare in sogno il Signore, che gli chiede di esprimere un desiderio. Il ragazzo, consapevole della sua incapacità a governare, con le sue sole forze, un popolo così numeroso, chiede a Dio un cuore docile, attento, capace di distinguere il bene dal male. A Dio piacque molto questa richiesta e, soprattutto, che non avesse chiesto per sé né una vita lunga, né la ricchezza, né la morte dei suoi nemici, e gli diede quello che aveva domandato. Io penso che un cuore attento sia davvero la qualità più importante che possiamo avere: il suo contrario è un cuore indifferente, non solo ai bisogni degli altri, ma anche al bene che c'è in noi e nella nostra vita. Alcune sere fa, su invito di un'amica, ho partecipato a un incontro di persone che fanno parte di un movimento religioso. Sono andata per curiosità, nonostante io abbia, per i movimenti in generale, alcune riserve e pregiudizi. Ho conosciuto, così, una realtà un po' diversa da quella in cui vivo abitualmente: persone molto semplici, anche un pò fragili, forse; alcuni hanno alle spalle problemi di dipendenza da alcool, droga o gioco. Quello che mi ha colpito, di questa serata un po' insolita, è stato che, ogni tanto, qualcuno andava al microfono e ringraziava per qualcosa di bello che gli era successo durante la giornata o la settimana: a volte, erano cose anche un po' insignificanti, altre, invece, erano importanti; ma, per tutte, sentivano il bisogno di ringraziare Dio. Sono persone che, nella loro povertà, hanno ricevuto un grande dono: un cuore attento, capace di ascolto e, insieme, sapiente. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Sarà come tu dici. Il ringraziamento pubblico è parte integrante di molte "terapie". Spesso imposto come regola, più che avvertito come bisogno spontaneo. Ma non conoscendo la situazione non voglio esprimere giudizi avventati. Probabilmente "il cuore attento" era il tuo ed eri tu che, per bocca loro, ringraziavi Dio. Gianpietro