17 settembre 2008

La lettera

La tecnologia ha sempre avuto su di me un grande fascino. Ricordo ancora il primo PC e un sistema informativo arcaico, chiamato DOS, che mi dava così tanti problemi, che tutti mi dicevano di lasciar perdere, e che avrei fatto prima a svolgere il lavoro manualmente; ma io saltavo il pranzo, e mi accanivo ancora di più. Da allora, non esiste problema al quale io non cerchi di dare una soluzione, sfruttando la tecnologia. Quando ho conosciuto la persona da cui vado per il servizio EmmauS, le ho subito proposto delle soluzioni, che lei, ogni volta, fermamente respinge. Non ha quasi voce, e molti mi hanno detto che non riescono più a comprendere quello che dice; un sintetizzatore vocale, collegato ad un computer, con una tastiera visiva, credo che aiuterebbe. Lei però dice che, se smette di parlare, perderà la voce per sempre. La muscolatura non ha più tono, e occorre sistemarle ripetutamente l’assetto; operazione che sarebbe più agevole con una carrozzina attrezzata a questo scopo; ma lei sostiene che questo ridurrebbe, ancor di più, quella minima capacità di controllo sul corpo che le resta. Alla fine, penso che abbia ragione lei: la tecnologia va bene, ma deve andare di pari passo con la nostra capacità di comprenderla, altrimenti il rischio è quello di esserne usati e sopraffatti. Ho ricevuto una bella lettera, scritta a mano, con affetto, da una persona molto colta, che però non sembra usare il computer, almeno per la corrispondenza. Io ricevo sulle quindicimila e-mail all’anno, e ci si aspetta che a molte di queste risponda anche, essendo questo il mio lavoro. Ma una lettera scritta a mano, credo che non saprei più scriverla, abituata come sono a scrivere cose facilmente cancellabili, con un click del mouse: parole che possono sparire in un momento, e che non resteranno nella memoria e nel cuore di nessuno. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Una media di oltre 40 e-mail al giorno (festivi inclusi)!!! Neanche le più seguite rubriche dei quotidiani vantano una simile audience. Mi incuriosisce, di che lavoro si tratta? Comprensibile quindi l'effetto dirompente che in tale marasma informatico può avere una lettera scritta a mano. Temo tuttavia che la battaglia sia impari. Tempi, costi, leggibilità, indirizzabilità, archiviazione, in definitiva, praticità d'uso, sono a netto vantaggio della soluzione tecnicamente più avanzata. Convengo che la tecnologia debba andare di pari passo con la nostra capacità di comprenderla, altrimenti si trasforma in moda e non in supporto all'esistenza. Tuttavia occorre uno sforzo individuale (e magari una spinta decisa dall'esterno) per superare la naturale diffidenza iniziale e la paura dell'ignoto, soprattutto da parte di persone anziane e/o scarsamente informate ("chi lascia la strada vecchia per la nuova ecc..."). Mi ricordo nei primi anni '70 le guerre feroci che molti colleghi (specie quelli sindacalizzati) sostennero per contrastare la informatizzazione del lavoro bancario ("i terminali creeranno disoccupazione" e giù proclamazione di scioperi). Va da sè che la scena di Totò che detta e De Filippo che scrive non potrà essere rimpiazzata da qualsivoglia soluzione informatica. Gianpietro