11 dicembre 2008

OSCAR e i pensieri

(pag. 18) Diventerai una discarica di vecchi pensieri che puzzano, se non parli.

“I pensieri che non dici sono pensieri che pesano, che si incrostano, che ti opprimono, che immobilizzano, che prendono il posto delle idee nuove e che ti infettano. Diventerai una discarica di vecchi pensieri che puzzano, se non parli.” Questa è la frase completa che accompagna l’invito formulato dalla dama in rosa ad OSCAR affinché avvii un dialogo con Dio. I termini usati dall’autore appaiono molto coloriti e – non tenendo conto che potrebbe trattarsi di una scelta funzionale al racconto - mi verrebbe spontaneo contestarli. O almeno, cosa che faccio, riconsiderarli. Non credo sia questione di possedere un carattere più o meno riservato e non è detto che occorra essere estroversi (chiacchieroni) per produrre sempre nuovi pensieri, anzi, è proprio all’introverso (taciturno) che vengono attribuite maggiori capacità riflessive. Ritengo infatti che un pensiero abbia più probabilità di nascere quando vi è un’area di coltura pronta ad ospitarlo ed il terreno diventa fertile solo se viene curato con pazienza, passione e serietà. Un pensiero ha bisogno di maturare, di legarsi ad altri pensieri, di riaffiorare alla mente per essere analizzato, completato e verificato, in tempi che possono anche essere lunghi. I pensieri nascono dalle esperienze individuali, ma per maturare hanno bisogno del confronto e del dialogo. Tre sono gli strumenti utili al loro arricchimento. Le letture prima di tutto: poiché esse (quelle che contano) nascono da pensieri già elaborati e sedimentati per un tempo adeguato a giustificarne la divulgazione. Il dialogo: meglio se attraverso un ciclo alternato di esposizione e di ascolto, in un gioco che non è a somma zero poiché chi cede non perde mai e chi riceve guadagna sempre. La loro scrittura infine: personale dapprima e pubblica poi. Solo scrivendo si dà corpo al pensiero, in una forma inizialmente grezza, poi ripulita dalle scorie, residuo di pregiudizi e di convenzioni. Rimosse le imperfezioni e le inutilità si può scegliere di condividerli chiudendo così il ciclo del loro formarsi. Tornando alla frase del libro, ritengo che i pensieri che contano debbano pesare, poichè se non pesano si tratta, probabilmente, di sensazioni superficiali, ancora da approfondire: non devono incrostarsi, è vero, ma sedimentare si; mai immobilizzare, ma favorire l’apertura di nuovi orizzonti; opprimere, a volte, se serve a dare la misura della loro rilevanza. In questo modo favoriranno il sorgere di idee nuove (lo spazio non rappresenta certo un problema, vista la bassa percentuale di materia grigia che utilizziamo). E credo proprio che a puzzare siano altre discariche. Gianpietro

1 commento:

Cristina ha detto...

L’esortazione di Nonna Rosa è rivolta ad un bambino che effettivamente si sente molto compresso da questi pensieri più grandi di lui e ha bisogno di tirarli fuori, considerando anche il fatto che non rimane molto tempo e questa può essere davvero l’ultima occasione. In altre situazioni, penso dipenda molto dalle persone e dal temperamento: per quanto mi riguarda, nonostante gli sforzi, io non riesco proprio a tenere dentro niente, ho bisogno di un dialogo continuo, almeno con le persone che mi sono più vicino, e sento anche il bisogno di sapere cosa pensano e subito. Quello che invece ha assolutamente bisogno di tempo sono le decisioni: prendere una decisione, dettata solo dai sentimenti e dalle emozioni di quel momento, è sicuramente un errore, che io, purtroppo, continuo a fare. Cristina