3 gennaio 2009

il silenzio

Casualmente, alcuni giorni fa ho ascoltato per radio l’intervento di un esponente della chiesa (non ricordo né il nome, né il ruolo nella gerarchia ecclesiastica) incentrato sulla valorizzazione del ruolo avuto dei papi nella querelle che riguarda la (mancata) presa di posizione nei confronti delle leggi razziali e la successiva persecuzione degli ebrei da parte dei regimi fascisti e nazisti. Mentre con riferimento a Pio XI l’oratore enfatizzava le occasioni nelle quali il papa aveva espresso la propria contrarietà alle politiche antisemite del governo di Mussolini, per il successore, Pio XII, il ragionamento veniva portato sul piano della contestualizzazione storica. In sintesi: non si possono estrapolare i giudizi dal contesto storico nel quale si collocano gli eventi. Il silenzio di Pio XII va pertanto letto come consapevolezza dei rischi che una sua parola di esplicita condanna avrebbe comportato per il popolo ebreo. A sostegno dell’affermazione citava due episodi. Uno recente: i disordini succedutisi alla lezione magistrale tenuta da Benedetto XVI a Ratisbona nel settembre 2006. Ed uno legato alla forte presa di posizione della chiesa olandese dalla quale il relatore faceva discendere l’episodio noto come “notte dei cristalli” quando, tra il 9 e 10 novembre 1938, vennero uccise 91 persone, rase al suolo dal fuoco 267 sinagoghe e devastati 7500 negozi (nei giorni immediatamente successivi circa 30 mila ebrei vennero deportati nei campi di concentramento). E’ del tutto irrilevante la rispondenza storica delle affermazioni citate e che personalmente non mi sento di suffragare, tuttavia ciò che mi colpisce è l’assioma che emerge: rischio = silenzio.
È giusto tacere di fronte al male per timore della reazione di chi lo commette ? Deve forse considerarsi colpevole la chiesa olandese per le persecuzioni naziste, ammesso e non concesso che il suo intervento le possa avere provocate ? È forse colpevole il collaboratore di giustizia per le vendette trasversali che colpiscono la sua famiglia ? Dobbiamo voltare la testa di fronte alle sopraffazioni per timore che chi le commette ne accentui la crudeltà ? Gianpietro

2 commenti:

Cristina ha detto...

No, non è mai giusto tacere di fronte al male. Non ci sono scuse per quelli che hanno taciuto di fronte all'olocausto. Non ci sono scuse per quelli che, più recentemente, si sono rifiutati di accogliere il Dalai Lama, per non compromettere i rapporti commerciali con la Cina. Non ci sono scuse per quelli che hanno rimosso Mons. Bregantini dalla sede vescovile di Locri-Gerace. La Chiesa a volte commette degli errori, e talvolta li riconosce e chiede perdono quando è troppo tardi. La risposta più vera, però, a questa domanda, dovrebbe spettare alle vittime. Cosa pensi che risponderebbero le vittime della Shoah, dell'oppressione cinese e della 'ndrangheta? E' la loro voce che la Chiesa dovrebbe ascoltare. Cristina

Cristina ha detto...

Ecco cosa scrive Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante, vittima del nazismo, nei suoi appunti luglio-agosto 1944.
"In generale, nella Chiesa confessante: impegno per la 'causa' della Chiesa ecc., ma poca fede personale in Cristo. Gesù scompare dalla visuale. Forte oppressione provocata da idee pesanti, tradizionali. Decisivo: Chiesa in autodifesa; nessun rischio per gli altri." Mi sembra un quadro molto attuale tuttora. Cristina