22 luglio 2009

Poche parole

Alla messa domenicale dell’hospice, sono spesso distratta dagli ammalati e dalle necessità che si presentano. Domenica scorsa, invece, mi sono trovata ad ascoltare con interesse l'omelia, perché sembrava rivolta a me e ad un pensiero che faccio spesso. Il sacerdote parlava delle relazioni in generale e diceva che l’interruzione di un rapporto, quando non parliamo più all’altro, è tra le cose peggiori che possa capitare tra le persone. Al contrario, quelle poche parole che diciamo, soprattutto agli ammalati, che ci sembrano spesso inutili e banali, sono invece importantissime, perché mantengono comunque viva una relazione. Ho detto che le ho sentite rivolte a me, perché quante volte, quando un malato peggiora, mi sono detta: Ma cosa entro a fare nella sua stanza? ... Cosa gli dico? ... A cosa serve?”. Questo mi è successo anche recentemente, quando un anziano parente ha perso la moglie amatissima, e in questi giorni vorrei chiamarlo, ma anche qui mi dico: Soffre troppo .. Forse lo disturbo .. Forse vorrà stare solo con i suoi pensieri ..”. Mi rendo conto che sono tutte scuse. Poche parole, un semplice “Come stai?”, per tante persone sono il segno che rompe il silenzio e le tiene in vita. Cristina

2 commenti:

Gianpietro ha detto...

Condivido le considerazioni di Cristina. Quando si assiste un ammalato tutti i parametri di misurazione usati nell'ordinarietà saltano ed il volontario deve compiere uno sforzo per staccarsi dalle proprie forme mentiali andando incontro al bisogno dell'altro. Ciò che normalmente ci apparirebbe ridicolo, superfluo, o banale, può assumere in quelle circostanze un'importanza che non spetta a noi giudicare. Sforzo di umiltà? Si, sforzo di umiltà. Valutando, più in generale, la considerazione espressa dal sacerdote, ammetto che in un rapporto l'interruzione del dialogo sia indice di forte sofferenza, ma credo anche che, talvolta, rappresenti l'unica alternativa a violenze ben maggiori. Gianpietro

Cristina ha detto...

Parlando più in generale, io sono impulsiva di carattere e, in caso di criticità, tendo a troncare i rapporti, ma poi non resisto e li riallaccio subito. Però non ho mai vissuto casi gravi di violenza, in cui è davvero meglio allontanarsi .. e anche alla svelta. Cristina