11 agosto 2009

Sapersi tutelati

Perché alcune persone si sentono attratte dal volontariato e altre no?” E’ perché, in seguito ad un’esperienza personale, i nostri occhi si sono aperti alle sofferenze degli altri o perché sentiamo che sia tempo di diventare persone migliori o forse perché c’è stato un cambiamento nel nostro stile di vita, che ci ha concesso più tempo libero. Nel mio caso, c’è stata un’altra ragione minore. Io sono inglese, e volevo sentirmi parte integrante nella società in cui avevo deciso di vivere. Sono volontaria di EmmauS fin dall’autunno del 1996, dopo un’esperienza personale di assistenza a due membri della mia famiglia a me molto cari e molto ammalati di due diverse malattie: uno di Parkinson e l’altro di cancro. Sebbene, dopo la loro morte, fossi abbastanza sicura di voler continuare a dedicare un po’ delle mie energie ad altre persone, sentivo che dovevo pensare seriamente alla “causa” o al tipo di organizzazione di volontariato a cui volevo partecipare. Chiesi consiglio ad un’amica di vecchia data, che aveva una grande esperienza come ricercatrice di risorse finanziarie per la carità. La sua risposta toccò due aspetti complementari del volontariato: il volontario e l’organizzazione. “Un potenziale volontario deve voler aiutare gli altri e avere un approccio positivo, ma razionale in ogni servizio che intraprende. Un potenziale coordinatore di zona, di una organizzazione di volontariato, dovrebbe essere sempre molto attento alla evoluzione dei casi presi in carico, così come all’attività di tutti i volontari”. Io credo che EmmauS sia cresciuto positivamente. Cerca sempre fortemente di porsi e raggiungere nuovi obiettivi e penso che lo staff faccia un lavoro eccellente nella organizzazione e nella formazione dei volontari. Tuttavia, sento che il ruolo del coordinatore di zona sia determinante per la qualità del servizio e per il benessere psicologico dei volontari. Con il passare del tempo, i casi possono richiedere un riassestamento o una riorganizzazione del servizio volontario. I volontari anche dovrebbero forse essere più proattivi nell’informare i loro coordinatori di zona sull’evolversi delle situazioni e le difficoltà del loro servizio e i coordinatori, per quanto possa essere difficile, dovrebbero fare il possibile per sollevare il volontario da ogni criticità in un tempo ragionevole. Frances

1 commento:

Cristina ha detto...

Questo intervento esprime molto bene anche il mio pensiero sul ruolo cruciale della referente di zona. Purtroppo, io ho avuto una referente solo agli inizi, poi dopo che questa si è ritirata, nessuna l’ha sostituita. Di questa omissione, me ne assumo in parte la colpa, perché mancandomi quello spirito d'iniziativa che il volontario, come dici tu, deve avere, informando subito l’organizzazione di ogni cambiamento, sono rimasta in attesa che fosse EmmauS a contattarmi per comunicarmi la nuova referente. Cristina