26 febbraio 2010

Raccogliere una storia

Sere fa, al corso sulla "Locanda della memoria", ho colto questa espressione: "raccogliere la storia di un anziano" e, istintivamente, l'ho associata ad una immagine di precarietà e di instabilità. Analogamente, l'immagine dell'anziano, che, con disinvoltura, classifichiamo nella fascia di coloro che sono "a rischio esclusione", provoca in me profonda tristezza e disorientamento. Mi viene allora da pensare a quanto c'è di vero nell'affermazione che "l'umanità è sopravvalutata" (e non certo nell'accezione attribuita dallo squilibrato che l'adotta come alibi per compiere una strage dentro una scuola), se basta un nulla (nel fluire dell'universo) per trasformare una esistenza attiva in un relitto bisognoso di essere rimorchiato. Gli anni scorrono, i congiunti ci lasciano e, senza occupazione, la vecchiaia è fatta di tante attese tra un vuoto ed il successivo. La società si accorge di te solo per spostarti di una casella nello stilare le proprie statistiche. Non più popolazione attiva, ma soggetto a rischio esclusione. E se vorrai sopravvivere a te stesso hai bisogno di qualcuno che "raccolga" la storia che ti stai lasciando alle spalle. Spera allora di averlo già fatto, di essere stato capace di scriverla da solo quella storia, perchè non è detto che troverai una penna pronta a farlo al tuo posto, nè una voce che ne legga alcuni brani davanti alla tua bara. Gianpietro

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