23 gennaio 2012

Il cielo è per tutti

Nascosta in ogni uomo, c’è una sorgente di gioia che il nostro egoismo, la nostra avidità e gli avvenimenti della vita tendono a inaridire. Ma se vogliamo diventare volontari e aiutare il prossimo, dobbiamo ritrovare questa sorgente, perché il primo dovere di un volontario è quello di irradiare gioia e serenità a questa umanità che soffre, ha paura e spesso vive nell’angoscia. Mi hanno raccontato che una volontaria era solita recarsi da una anziana ammalata, che viveva costantemente a letto. La volontaria, china sull’ammalata, mentre le rassettava le lenzuola, riversava su di lei tutti i problemi e il malcontento della sua vita. A un certo punto, l’anziana malata le disse in dialetto: “La guerda sgnora che me 'd problema agh'no a bel a se di me/Guardi signora che io di problemi ne ho già abbastanza dei miei”. Ma come facciamo, allora, a mostrare un volto lieto e sereno, quando non solo la nostra, ma la vita di tutti, è così piena di problemi e di insidie? Penso che occorra un lungo lavoro su se stessi prima di trovare, nella propria vita, un centro di calma, di armonia, di soddisfazione; e il percorso, il più delle volte, non è lineare, ma costellato da frequenti ricadute. Credo che occorra, innanzi tutto, passare in rassegna tutto ciò che ci provoca dolore e malcontento. Per prima cosa, ci sono gli eventi negativi gravi, che ci sono capitati nella vita: la morte di una persona, una delusione d’amore, una malattia grave, la perdita del lavoro e tanti altri. A questi eventi negativi, istintivamente, noi ci attacchiamo e se non opponiamo un fermo rifiuto a questo attaccamento, essi finiscono per avvelenarci la vita, anche quando fanno parte, irrimediabilmente, del passato e non potrebbero più nuocerci. Il passato, se ci ha provocato dolore, non è più in grado di farci del male, ma continua a farcelo se noi lo permettiamo, amplificando questi eventi nella memoria e ridandogli forza. Per questo, molto spesso, a meno di non avere gravi disturbi della psiche, è meglio non ricorrere a psicologi e psichiatri, perché essi non fanno altro che amplificare problemi del vissuto, che un io normale è perfettamente in grado di attraversare da solo, ma lo può fare solo se li ridimensiona e attribuisce a questi l’esatta posizione nel tempo e nello spazio, e non se li fa rivivere in continuazione. Poi, ci sono gli avvenimenti negativi che portano dolore nel presente e verso questi credo che la fonte maggiore di sofferenza non siano tanto gli avvenimenti stessi, ma la nostra ribellione. Quante persone sento lamentarsi perché hanno un nonno in casa che non ci sta più tanto con la testa oppure un figlio che non vuole fare l’università o uno stipendio che non basta per far fronte alle necessità della vita. Sono certa che se smettessimo di brontolare in continuazione su queste situazioni così comuni, troveremmo facilmente un rimedio. Un altro atteggiamento, che il più delle volte ci permette di soffrire meno, è quello di essere meno esigenti. Se analizziamo bene i motivi del nostro scontento, le ragioni vere non sono nelle cose stesse, ma nel fatto che esse non rispondono alle nostre aspettative e, se analizziamo bene queste aspettative, scopriremo che non sono nemmeno nostre, ma sono solo costruzioni mentali, che ci derivano in buona parte dall’esterno, dalla società, dove, al centro, non c’è la felicità dell’uomo, ma solo interessi economici e consumistici. Infine, il sistema migliore per purificarci dall’egoismo, che il più delle volte è la principale causa della nostra sofferenza, penso sia quello di coltivare la gratitudine per tutte le cose belle che abbiamo intorno e che diamo per scontate. Sono tante e alcune sono diverse per ciascuno di noi, ma ne indico una che è per tutti ed è il cielo, riportando questo suggestivo passaggio di Ruskin tratto da "Lo sviluppo transpersonale" di R. Assagioli: "Strano come la gente conosca poco il cielo. Esso è la parte del creato in cui la natura ha espresso meglio che altrove il suo evidente proposito di ricreare l’uomo, di parlare al suo spirito, di educarlo. Ed è appunto la parte educativa che conosciamo meno. Qualunque persona, dovunque situata e comunque lontana da ogni altra fonte di attrazione o di bellezza, ha questo almeno in ogni momento: il cielo. I più nobili miracoli della terra possono essere visti e conosciuti da pochi, né uno è destinato a vivere in mezzo a essi continuamente; cesserebbe di sentirli se li avesse sempre davanti agli occhi. Ma il cielo è per tutti. Il cielo è eminentemente adatto in tutte le sue funzioni a confortare ed esaltare i cuori, a blandirli e liberarli dalle loro impurità." Cristina

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