21 gennaio 2012

Il guardiano del faro

Nel volontariato, troppo spesso dimentichiamo che il primo e più urgente dovere è quello di migliorare noi stessi. In uno dei suoi saggi aforismi, Tagore diceva: “Chi è troppo assorto nel fare il bene, non ha tempo per essere buono”. “Ogni anima che si eleva, eleva il mondo” diceva la mistica Elisabetta Leseur. Troppo spesso, invece, ci affaccendiamo solo per aiutare gli altri e se vogliamo analizzare bene i motivi che ci stanno dietro, scopriamo a volte che dietro l’oro che luccica ci sono solo presunzione, vanità e un vago desiderio di acquietarci la coscienza. Ma anche quando le nostre motivazioni sono pure, si possono commettere lo stesso degli errori, per una concezione troppo rigida ed esteriore del dovere. “Evitiamo – diceva Maurice Maeterlink – di agire come il guardiano del faro di cui parla la leggenda, il quale distribuiva ai poveri delle vicine capanne l’olio delle lampade che dovevano rischiarare l’oceano. Ogni anima, nel suo centro, è la guardiana di un faro più o meno necessario. La madre più umile, che si lascia rattristare, assorbire, annientare tutta dai suoi ristretti doveri di madre, dà il suo olio ai poveri e i suoi figli soffriranno durante tutta la vita per il fatto che l’anima della loro madre non sia stata tanto chiara quanto avrebbe potuto esserlo. La forza immateriale che riluce nel nostro cuore deve risplendere anzitutto per se stessa. Solo in tal modo essa potrà risplendere per gli altri. Per quanto sia piccola la vostra lampada, non date mai l’olio che l’alimenta, ma la fiamma che la incorona.” Ho avuto più di una occasione per ricordare la saggezza di questo monito soprattutto alle donne, che spesso si assumono compiti, in famiglia e sul lavoro, che vanno oltre le loro forze fisiche e morali e dopo un po’ stremate non hanno più nulla da dare, se non la loro stanchezza. Cristina

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