11 febbraio 2012

Walden

“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.” La celebre frase di Thoreau mi risuona dentro in questi giorni in cui molte case e paesi sono diventati dei piccoli Walden, isolati dal mondo e, nello stesso tempo, una grande occasione per tutti, per guardare meglio in noi stessi e vedere che cosa siamo diventati, perché, spesso, di questo non ce ne accorgiamo nemmeno. Ho saputo di persone che si sono date da fare per portare cibo e medicine a chi stava lontano e non poteva muoversi; altri, invece, se ne stanno ancora rintanati in casa ad aspettare che torni il sole e piuttosto che prendere in mano una pala, per spalare la neve, morirebbero di stenti e d’inerzia. Poi, ci sono quelli come me, che il primo giorno in cui è venuto a nevicare si sono rigirati nel letto e hanno continuato a dormire, perché abituati da sempre ad avere qualcuno che provvede per loro. Il secondo giorno, però, mi sono accorta che per me non provvede più nessuno, perché tutti quelli che lo facevano, adesso, non ci sono più, e così, ben coperta e attrezzata, ho cominciato a spalare la neve che dal garage mi impediva di uscire con la macchina e mi sono accorta che un po’ di sano esercizio, ogni tanto, può anche fare bene. Il giorno dopo ancora, ho fatto un giro di telefonate ad amici e parenti che sono anziani, ma questi, previdenti, sapendo che sarebbe venuta la neve, avevano già fatto scorta di tutti i generi di prima necessità ed erano a posto.


La frase che ho citato all’inizio vuole dire certamente di più, ma è urgente che il nostro contatto con la natura torni a essere equilibrato e non ci possiamo permettere di essere così fragili o così sprovveduti da non mettere in conto una nevicata invernale. Cristina 

4 commenti:

Maria Maddalena ha detto...

Mi hai fatto tornare in mente un passo di Tolstoj.
"Là (in città) la gente infelice vive meglio. In città un uomo può vivere cent'anni e non accorgersi che è morto e putrefatto da quel di'. Non c'è tempo per capire se stessi, si è sempre occupati. Gli affari, le relazioni sociali, la salute, le arti, la salute dei figli, la loro educazione".
Per fortuna ogni tanto la natura decide di invadere con prepotenza le nostre città!!

Cristina ha detto...

E' molto interessante questa citazione che riporti, Maddalena, e che io non conoscevo. Grazie.:)

Paolo ha detto...

Hai citato Thoreau , che è uno dei miei autori preferiti e il suo “ Walden” che è senz’altro il suo libro più bello e rappresentativo. Thoreau si era ritirato volontariamente per due anni sul lago di Walden in una capanna di proprietà del suo amico Emerson, padre del trascendentalismo americano. Per ritrovare se stesso e per instaurare un rapporto più forte con la natura. “ Walden “ è appunto il diario di quei giorni, con le relative annotazioni e riflessioni.
Forse l’unica differenza con gli eventi climatici di questo periodo sta nel fatto che il suo era un esilio volontario, mentre l’isolamento di tanti paesi a causa della neve è stato un fatto accidentale e non voluto dagli abitanti . Ma questo è secondario perché evidentemente il bisogno di solitudine e di guardare in se stessi è comunque importante . E tu , Cristina, hai ragione in pieno a volerlo evidenziare, così come hai ragione a insistere sul fatto che non bisogna autocompatirsi né essere così fragili o sprovveduti da non mettere in conto questi eventi. Né lasciarsi travolgere senza attivarsi per ripristinare la normalità.
L’aspetto più interessante delle nevicate di questi giorni, se vogliamo vederne, come dobbiamo, l’aspetto positivo è proprio questo recuperare i nostri spazi interiori fuori del trambusto che la vita ordinaria propone. Questa è stata un’esigenza sempre sentita e non solo nel mondo odierno. Volevo proporre a tale riguardo una lettera di Sophia Thoreau, sorella dello scrittore, che è datata 1867 ed è quindi posteriore di cinque anni alla morte dello stesso Thoreau.

Concord, 25 agosto 1867
Caro sig. Ricketson,
ho passato una giornata a Walden con degli amici. Fummo assai delusi nell’incontrare centinaia di gitanti ivi convenuti dalle città vicine. Dacchè si sono fatte le speciali installazioni per i picnic avviene di rado che il lago possa godere di un giorno di tranquillità durante l’estate.
Tutti i ricordi che questo luogo risveglia in me, me lo rendono caro; sicchè musica e danza e salti e rumori mi appaiono poco meno che profanazioni. Mi sembrava che solo le acque fossero all’unisono col mio doloroso stupore, col mio sconvolgimento, e che non vi fosse occhio né cuore che sapesse o volesse apprezzare la bellezza e la purezza della natura.

Ma ciò che più sorprende è come anche in quell’epoca ci fosse una sorta di “ inquinamento acustico “ che comportava la difficoltà a volte di ritrovare i propri spazi interiori. E’ questa una necessità dell’uomo, e ,quando lo dimentichiamo, forse concorre qualche evento esterno a ricordarcelo, come nel bellissimo brano di Tolstoj riportato da Maria Maddalena.

Cristina ha detto...

Grazie di cuore, Paolo. Mi fa un immenso piacere che autori importanti come Thoreau non siano stati dimenticati. Grazie anche per la lettera di Sophia Thoreau, che anticipa un problema ambientale, al quale oggi dovremmo prestare tutti più attenzione.