11 aprile 2012

Il rapporto con il corpo

Nel servizio che svolgiamo presso persone che sono ammalate o anziane, ma anche nella vita di ogni giorno, osserviamo, sempre più spesso, come il corpo assuma una rilevanza straordinaria, al punto da dimenticare che esso non è più importante di ciò che si svolge al suo interno o dell’anima di chi lo abita. Ce ne accorgiamo quando, parlando di qualcuno, lo definiamo "il non vedente" o "il claudicante" o "il sordo", assimilando la persona alla sua malattia o a una caratteristica del suo corpo, come quando diciamo "la biondina" o "la mora". Scrive Roberto Assagioli, psichiatra: “Avere un atteggiamento corretto verso il corpo significa assegnargli il giusto posto nella coscienza. Quasi tutti si sentono tutt’uno con esso, si appropriano delle sue condizioni e sensazioni, affermando cose tipo: “Io ho fame, ho sete, io sono stanco”, e faticano o addirittura non riescono a concepire un’esistenza separata, indipendente dal proprio corpo. E’, questo, un materialismo vissuto da cui occorre liberarsi.” Il primo passo per liberarsi da questa identificazione con il corpo è riconoscere che esso è uno strumento prezioso, che va tenuto curato, pulito e ordinato, ma è come una abitazione, che non può essere più importante di chi la abita. Andando a trovare un amico, apprezzeremo il buon gusto con cui avrà arredato la casa, ma anche se gli manca qualcosa o un po’ di muffa rovinerà le pareti, non cambieremo la buona opinione che abbiamo di lui o questo rovinerà la nostra amicizia. E se la casa è la nostra, non ci faremo un problema se incomincia a invecchiare o se qualche elettrodomestico è diventato un po’ obsoleto. E per fare un altro paragone che renda l’idea, non ci interesserà il legno, pregiato o no, di cui è fatta la libreria di casa, perché ben più importanti sono i libri che essa contiene. Cristina

1 commento:

Gianpietro ha detto...

Rimanendo all'interno della metafora, l'aspetto sconsolante è che in molte case sembra mancare una qualunque biblioteca e in altre i libri sono custodie vuote come quelle dei saloni del mobile. Quanti saranno poi coloro che, coscienti di possedere una biblioteca, vanno oltre la mera esposizione delle copertine, ben ordinate e lucidate? Gianpietro